E’ usanza comune credere che in un coro (o corale) si debba cantare. Ciò è errato nel modo più assoluto. Ci si trova nella sala prove principalmente per aggiornarsi sugli avvenimenti mondani. È come essere dal barbiere, soltanto che si ha a disposizione più gente per chiacchierare. Dopodiché si passa alle critiche del maestro\a (è questa la sua principale funzione): com'è vestito\a, se si è fatto la barba, se è spettinato, se èingrassato\a, se ha cambiato l'auto, il patner quanto prende di rimborso spese... ecc, ecc.
Arrivare puntuali o, peggio ancora, in anticipo, è vivamente sconsigliato: si perde del tempo inutile, visto che durante i primi dieci (o più) minuti il maestro fa scaldare la voce con degli stupidi, esercizi. Il buon corista non ne ha assolutamente bisogno, quindi entra sempre a metà esecuzione di un brano "difficile" e, salutando vivacemente - meglio se stringendo la mano a tutti -, si mette vicino a chi gli pare.
Quando il maestro prova una singola sezione, bisogna evitare il silenzio. In questo caso sarebbe vivamente consigliato cantare un brano diverso, magari di genere opposto. Ad esempio, mentre i soprani provano la parte di una cantata di Bach, i contralti possono intonare "Fin che la barca va", i tenori "Vola colomba" ed i bassi "Voglio una vita spericolata". L'ideale sarebbe che ognuno cantasse un brano diverso. Questa pratica viene chiamata polifonia.
Un "perfetto corista" deve fumare almeno un pacchetto di "Esportazione senza filtro" al giorno. È opportuno, prima delle prove, mangiare un'insalata di cipolle e fagioli ed intavolare discussioni col maestro. Non lavatevi i denti, piuttosto usate il filo interdentale durante la prova. È vietato mangiare caramelle, piuttosto masticate gomme. Appare del tutto fuori discussione che mai come per i concerti valgono le regole del precedente punto 2.
Non partecipando alle prove generali si evitano quei tediosi ordini del tipo "vestitevi in tal modo, ordinate il repertorio trovatevi alla tal ora nel tal posto...". IL buon corista arriva al concerto (in ritardo) vestito come più gli aggrada e, se gli va, con una cartelletta qualunque, magari ornata con vivaci autodesivi.
Al maestro sarà sufficiente dire: "io alle prove generali non c'ero e non lo sapevo!".
Il maestro è sempre convinto di essere superiore a voi. Per questo, il vero corista deve contestare sempre qualunque cosa dica o faccia il direttore. Sarebbe opportuno costituire un "gruppo di opposizione" con direttive per fargli saltare il posto. Ricordate che chiunque può dirigere un coro: basta comprare uno dei tanti "Manuale del direttore di coro" e, se volete, leggerlo. Domandate al maestro di prestarvelo.
Una delle migliaia di pecche che ha il maestro è interrompere le "sempre perfette e superbe" interpretazioni del coro con delle stupidissime e ridicole frasi del tipo "più forte qui, più piano là, attenti qui, questo cala, questo no, ecc...". Peggio ancora quando si mette a parlare di "quando ero a..., quando ero direttore dell'orchestra..., quando ero membro della società corale..., ecc
Si mangia per vivere e si canta per mangiare e bere! Dopo ogni prova il direttore dovrebbe pagare di tasca propria un lauto rinfresco a tutti i coristi per farsi perdonare le cappellate (ecco perché alcune corali amano farsi chiamare "a cappella"), commesse durante le prove e nei concerti. Se ciò non avviene rinfacciategli che se lui è diventato "Maestro" di questa eccelsa corale è solo ed esclusivamente merito dei coristi.
Se il maestro si definisce "compositore" non credetegli. Il vostro direttore di coro non può scrivere pezzi "belli", quindi esortatelo gentilmente a smettere di scrivere musica. Il sistema migliore è dirgli; "in tutta la mia vita non ho mai udito un pezzo cosi schifoso!". Se invece il pezzo è piacevole, cosa impossibile, ditegli che l'avete già sentito da un'orchestra di liscio, e che era anche più bello!
Se il maestro vi fa cantare in latino, contestatelo! Ricordategli che viviamo in tempi moderni! Se vi fa cantare in italiano, ditegli che tutti i maggiori compositori hanno scritto in latino e che un vero coro deve cantare anche in latino. Se vi propone un pezzo d'opera, solitamente il "Va' pensiero", adattato da lui, rispondetegli che non siamo alla Scala. Se lui vi risponderà: "siamo in un sottoscala...", voi replicate che la colpa è sua. E, per finire, non dimenticate i personaggi che orbitano intorno al coro!
L'organista: solitamente ha studiato pianoforte dalle suore e si sente frustrato perché non ha potuto frequentare il Conservatorio. Quando suona coi piedi, fa meno danni col piede destro. A volte suona delle note giuste.
Il prete: se c'è, è il capo di tutto. Appare all'improvviso dal nulla e, interrompendo le prove, si mette a criticare il programma del Proprio e dell'Ordinario. Tutti gli danno ragione, ma appena sparisce gli si da contro rinfacciandogli di avere un sacco di soldi e di non darne mai al coro.
Il presidente (del coro):'è un grande ruffiano. In pratica, serve solo a non far litigare il maestro con il prete, il prete con l'organista, l'organista con il maestro, il maestro col prete, ecc. Se non riesce ad adempiere alla sua mansione, minaccia le dimissioni e allora tutto ritorna tranquillo.
Arrivare puntuali o, peggio ancora, in anticipo, è vivamente sconsigliato: si perde del tempo inutile, visto che durante i primi dieci (o più) minuti il maestro fa scaldare la voce con degli stupidi, esercizi. Il buon corista non ne ha assolutamente bisogno, quindi entra sempre a metà esecuzione di un brano "difficile" e, salutando vivacemente - meglio se stringendo la mano a tutti -, si mette vicino a chi gli pare.
Quando il maestro prova una singola sezione, bisogna evitare il silenzio. In questo caso sarebbe vivamente consigliato cantare un brano diverso, magari di genere opposto. Ad esempio, mentre i soprani provano la parte di una cantata di Bach, i contralti possono intonare "Fin che la barca va", i tenori "Vola colomba" ed i bassi "Voglio una vita spericolata". L'ideale sarebbe che ognuno cantasse un brano diverso. Questa pratica viene chiamata polifonia.
Un "perfetto corista" deve fumare almeno un pacchetto di "Esportazione senza filtro" al giorno. È opportuno, prima delle prove, mangiare un'insalata di cipolle e fagioli ed intavolare discussioni col maestro. Non lavatevi i denti, piuttosto usate il filo interdentale durante la prova. È vietato mangiare caramelle, piuttosto masticate gomme. Appare del tutto fuori discussione che mai come per i concerti valgono le regole del precedente punto 2.
Non partecipando alle prove generali si evitano quei tediosi ordini del tipo "vestitevi in tal modo, ordinate il repertorio trovatevi alla tal ora nel tal posto...". IL buon corista arriva al concerto (in ritardo) vestito come più gli aggrada e, se gli va, con una cartelletta qualunque, magari ornata con vivaci autodesivi.
Al maestro sarà sufficiente dire: "io alle prove generali non c'ero e non lo sapevo!".
Il maestro è sempre convinto di essere superiore a voi. Per questo, il vero corista deve contestare sempre qualunque cosa dica o faccia il direttore. Sarebbe opportuno costituire un "gruppo di opposizione" con direttive per fargli saltare il posto. Ricordate che chiunque può dirigere un coro: basta comprare uno dei tanti "Manuale del direttore di coro" e, se volete, leggerlo. Domandate al maestro di prestarvelo.
Una delle migliaia di pecche che ha il maestro è interrompere le "sempre perfette e superbe" interpretazioni del coro con delle stupidissime e ridicole frasi del tipo "più forte qui, più piano là, attenti qui, questo cala, questo no, ecc...". Peggio ancora quando si mette a parlare di "quando ero a..., quando ero direttore dell'orchestra..., quando ero membro della società corale..., ecc
Si mangia per vivere e si canta per mangiare e bere! Dopo ogni prova il direttore dovrebbe pagare di tasca propria un lauto rinfresco a tutti i coristi per farsi perdonare le cappellate (ecco perché alcune corali amano farsi chiamare "a cappella"), commesse durante le prove e nei concerti. Se ciò non avviene rinfacciategli che se lui è diventato "Maestro" di questa eccelsa corale è solo ed esclusivamente merito dei coristi.
Se il maestro si definisce "compositore" non credetegli. Il vostro direttore di coro non può scrivere pezzi "belli", quindi esortatelo gentilmente a smettere di scrivere musica. Il sistema migliore è dirgli; "in tutta la mia vita non ho mai udito un pezzo cosi schifoso!". Se invece il pezzo è piacevole, cosa impossibile, ditegli che l'avete già sentito da un'orchestra di liscio, e che era anche più bello!
Se il maestro vi fa cantare in latino, contestatelo! Ricordategli che viviamo in tempi moderni! Se vi fa cantare in italiano, ditegli che tutti i maggiori compositori hanno scritto in latino e che un vero coro deve cantare anche in latino. Se vi propone un pezzo d'opera, solitamente il "Va' pensiero", adattato da lui, rispondetegli che non siamo alla Scala. Se lui vi risponderà: "siamo in un sottoscala...", voi replicate che la colpa è sua. E, per finire, non dimenticate i personaggi che orbitano intorno al coro!
L'organista: solitamente ha studiato pianoforte dalle suore e si sente frustrato perché non ha potuto frequentare il Conservatorio. Quando suona coi piedi, fa meno danni col piede destro. A volte suona delle note giuste.
Il prete: se c'è, è il capo di tutto. Appare all'improvviso dal nulla e, interrompendo le prove, si mette a criticare il programma del Proprio e dell'Ordinario. Tutti gli danno ragione, ma appena sparisce gli si da contro rinfacciandogli di avere un sacco di soldi e di non darne mai al coro.
Il presidente (del coro):'è un grande ruffiano. In pratica, serve solo a non far litigare il maestro con il prete, il prete con l'organista, l'organista con il maestro, il maestro col prete, ecc. Se non riesce ad adempiere alla sua mansione, minaccia le dimissioni e allora tutto ritorna tranquillo.
Vanni Zunardi, tratto dalla rivista "La cartellina"
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