Il linguaggio dell’amore è un linguaggio segreto e la sua espressione più alta è un abbraccio silenzioso.
L’ascolto, l’immagine, la percezione delle cose: è il linguaggio dell’Inconscio. L’insieme delle parole, dei suoni, delle tonalità, dei soffi e dei respiri che si confronta e si fonde con la visualizzazione, che si può ottenere anche ad occhi chiusi, in una visualizzazione più profonda, degli occhi, cechi della vista, ma sobri e recettivi del gusto, del tatto, dell’odore delle cose. Il linguaggio dell’inconscio è lo stesso dell’amore, dell’amore carnale e di quello spirituale, è il linguaggio del paradiso perduto di Milton Erickson, un paradiso così vicino, che è dentro di noi e allo stesso tempo così inafferrabile e lontano, perché troppo a portata di mano.
E noi ci spaventiamo per le cose semplici, ne dubitiamo, e mentre le valutiamo con la ragione le lasciamo volar via come un aquilone. Cerchiamo parole difficili, immagini complesse, sensazioni incomprensibili per esprimere quello che è gia codificato e chiaro, in un linguaggio semplice come quello di un bambino che non ha parole chiave per essere compreso. Ma solo sguardi, emozioni e carezza. E’ uno scrigno aperto che mostra le sue gioie, ma per noi è troppo semplice valutare che tutto sia li a portata di mano ed alla luce del sole, e pensiamo che siano falsità, ed allora la bellezza e la verità la cerchiamo nell’incomprensibile e nell’ignoto. Le cerchiamo nel profondo di un io, prigioniero della sua solitudine, del non darsi per paura di dare.
Ed in ultima analisi nel mai poter ricevere.
Roberto Musil
L’ascolto, l’immagine, la percezione delle cose: è il linguaggio dell’Inconscio. L’insieme delle parole, dei suoni, delle tonalità, dei soffi e dei respiri che si confronta e si fonde con la visualizzazione, che si può ottenere anche ad occhi chiusi, in una visualizzazione più profonda, degli occhi, cechi della vista, ma sobri e recettivi del gusto, del tatto, dell’odore delle cose. Il linguaggio dell’inconscio è lo stesso dell’amore, dell’amore carnale e di quello spirituale, è il linguaggio del paradiso perduto di Milton Erickson, un paradiso così vicino, che è dentro di noi e allo stesso tempo così inafferrabile e lontano, perché troppo a portata di mano.
E noi ci spaventiamo per le cose semplici, ne dubitiamo, e mentre le valutiamo con la ragione le lasciamo volar via come un aquilone. Cerchiamo parole difficili, immagini complesse, sensazioni incomprensibili per esprimere quello che è gia codificato e chiaro, in un linguaggio semplice come quello di un bambino che non ha parole chiave per essere compreso. Ma solo sguardi, emozioni e carezza. E’ uno scrigno aperto che mostra le sue gioie, ma per noi è troppo semplice valutare che tutto sia li a portata di mano ed alla luce del sole, e pensiamo che siano falsità, ed allora la bellezza e la verità la cerchiamo nell’incomprensibile e nell’ignoto. Le cerchiamo nel profondo di un io, prigioniero della sua solitudine, del non darsi per paura di dare.
Ed in ultima analisi nel mai poter ricevere.
Roberto Musil
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